3D à la carte
Il mondo del 3D è alle porte, sta per invaderci o forse l’ha già fatto. Sono in completo accordo con l’ultimo editoriale di Carlucci, da poco rilasciato sul numero 4 di GEOmedia (http://www.rivistageomedia.it/201510108887/dati-geografici-evidenza/3d-una-invasione-annunciata-da-tempo.html).
Ma c’è di più, il 3D è già una realtà per moltissime persone che, attraverso la filiera delle stampanti di nuova generazione, stanno percorrendo nuove strade professionali. È infatti, grazie al movimento dei makers che la stampa 3D si sta diffondendo in tutto il mondo, in maniera quasi virale. L’ambiente creativo nato intorno alla stampa 3D è cresciuto enormemente grazie a diversi fattori. Tra questi, figura senza dubbio la scadenza di diversi brevetti tecnici, fattore che ha permesso l’avvio di una sana competizione tesa a realizzare prodotti via via migliori e a costi contenuti, in una platea che da sempre fa della filosofia open source e dello scambio di conoscenze la propria bandiera. Arduino ha fatto il resto e il new deal tecnologico USA ha consolidato realtà inimmaginabili non solo nel campo del software ma sopratutto in quello dell’hardware.
Solo qualche giorno fa si è tenuta a Roma la più importante fiera Europea del settore, la Maker Faire (http://www.makerfairerome.eu). Giunta ormai alla sua terza edizione, l’esposizione ha raccolto un vasto parterre di espositori, circa 500, ed ha richiamato un numero elevatissimo di visitatori e sponsor: numeri in crescita esponenziale, impossibili da comprendere in un contesto normale.
Il punto della questione è proprio l’atipicità del contesto del 3D: un fenomeno che rimane sfuggente a meno di non inquadrarlo nella sua continuità di idee e di tecnologie, e quindi di cultura.
Cosa sono il 3D o il 4D se lo stanno chiedendo in molti, anche chi, a vario titolo, se ne occupa per professione. Per il grande pubblico il 3D è la possibilità di riprodurre, e quindi visualizzare, immagini in tre dimensioni. Cinema innanzitutto, ma anche modelli, ricostruzioni, persino pezzi d’arte. Probabile che sia troppo presto per rispondere in modo definitivo a questa domanda, e che dietro l’angolo ci siano strade e sviluppi inattesi.
Ad oggi, 3D è semplicemente un sostantivo che viene usato per sottolineare che qualcosa “ha una marcia in più”. E quindi il touchpad dell’ultimo iPhone diventa 3D TouchPad. Il televisore diventa 3D in diverse configurazioni e soluzioni. Il monitor e il mouse del PC diventano 3D, e avanti in questa direzione. Ma vi è anche il New York Times che diventa 3D, o almeno questo è il test che stanno realizzando, grazie al diffusissimo sistema Google Cardboard (https://www.google.com/get/cardboard/).
Ma se INTEL sta lavorando per portare il 3D su tutti i PC con il progetto Real Sense (http://www.intel.com/content/www/us/en/architecture-and-technology/realsense-overview.html), allora vuol dire che il 3D sta uscendo dalla nicchia in cui era rintanato, e che presto diventerà lo strumento principe della nostra interfaccia al mondo. Una frase quest’ultima che ho già ripetuto diverse volte, in epoche non sospette, ma nemmeno troppo lontane. Era l’era della ascesa dei GIS e delle informazioni geografiche diffuse e digitali. Era l’era in cui la geografia intelligente, la smart geography, cominciava ad affacciarsi nello spazio delle nostre vite tecnologiche e non solo.